La guerra Russia-Ucraina e le sanzioni comminate alla Russia stanno già dando i primi risultati negativi anche parlando di turismo, purtroppo, ed era ahimè prevedibile.

E’ importante sottolineare che non si deve parlare solo di Russia e di Ucraina, ma anche di Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria; i Paesi che compongono l’area maggiormente stressata dalla guerra. Mercati che avevano cominciato ad affacciarsi in Italia e che invece non si muoveranno perché c’è un fattore psicologico che ti impedisce di lasciare la tua casa per andare in vacanza…non la prenoti se non sai cosa succederà domani o tra una settimana. E’ del tutto capibile.

E questo stesso problema di percezione, comunque, è legato anche alle persone che abitano in tanti altri Paesi del mondo, non legati o vicini alla zona di guerra. Come quelli dal Nord-America verso l’Italia, ad esempio, o dall’Italia verso i Paesi arabi, per fare un altro esempio.

L’Occidente è precipitato nell’incertezza sulla durata e sulla portata di una escalation di tensione dalle conseguenze sconosciute.

Sanzioni alla Russia: cosa succederà al turismo

Questo è il momento in cui, storicamente, si sceglie dove andare in vacanza in estate e volumetricamente ci sarà un crollo, generato appunto da questo clima di incertezza non solo sull’evolversi del conflitto ma anche su quanti soldi una famiglia potrà realmente destinare alle ferie. Ed ecco che entrano pesantemente in gioco anche gli aumenti dei prezzi dei servizi dovuti alle sanzioni imposte alla Russia.

Facciamo qualche esempio: 

  • il primo impatto sul settore turistico ce l’ha l’improvviso aumento del prezzo del petrolio, che si tradurrà in un aumento dei prezzi del trasporto aereo, che le compagnie ribalteranno sul costo finale del biglietto, appunto
  • il secondo colpo al turismo lo assesterà l’aumento dei prezzi dell’energia che questa guerra sta già provocando e che porterà gli europei a destinare più soldi alle loro case, a scapito delle loro vacanze
  • il terzo e altrettanto energico colpo arriverà soprattutto agli albergatori, perché a meno di non far assorbire l’aumento dei costi energetici all’ospite, vedranno ridurre sensibilmente i propri margini di profitto, lasciandoli nell’indecisione sul cosa fare: se provare a resistere ancora, dopo ben due anni di pandemia, oppure chiudere
  • il quarto colpo basso al settore turistico arriverà dalla quasi totale mancanza di prenotazioni anticipate, proprio per il clima di incertezza rispetto alla probabile escalation del conflitto che si respira e che non accenna a diminuire, anzi. E di questa mancanza di early booking soffrirà moltissimo tutta la filiera: tour operators, agenzie di viaggio e di incoming, villaggi e alberghi, compagnie aeree.

La priorità, adesso, è la fine della guerra, ma va detto che anche il dopo sarà una fase difficile, molto difficile, non solo per tutti gli aspetti che attengono alla ricostruzione, al ritorno alla vita da parte delle popolazioni colpite dal conflitto e che non riguardano il tema di questo articolo, ma anche per l’Occidente “turistico” che dovrà riprendersi non più solo da due anni di pandemia ma anche da uno stop legato all’incertezza (speriamo temporanea) sul futuro.

Noi di Samovar stiamo monitorando con grande attenzione l’evolversi della situazione geo-politica nell’est Europa e, al contempo, cercando di proporvi le migliori soluzioni di viaggio che tendano a mettervi al riparo da aumenti tariffari, sempre con lo spirito che da sempre ci contraddistingue, ovvero farvi viaggiare in modo straordinario.