Le isole Cayman erano, nei tempi passati, le isole del tesoro per i pirati e oggi, invece, sono il paradiso dell’alta finanza, ma niente di tutto questo ha mai potuto offuscare la loro ineguagliabile bellezza. Siamo nel Mar delle Antille, a sud di Cuba e a nord-ovest della Giamaica. 

Il fascino dei Caraibi, così irresistibile, ha avuto la meglio nel piccolo arcipelago incastonato tra Cuba e Giamaica, eden della biodiversità, dove si scoprono fondali profondissimi, “Everest dei sub” secondo i biologi marini, spiagge borotalco a perdita d’occhio, lagune turchesi per nuotare tra nuvole di pesci, ventagli di gorgonia variopinte e maestose aquile di mare.


Isole Cayman, la ricchezza della fauna marina 

La tartaruga verde che spicca nella bandiera delle isole, battezzate Las Tortugas da Cristoforo Colombo, ricorda che qui ce ne sono migliaia in mare aperto, ma anche circa diecimila allevate alla Turtle Farm, riserva naturale dove si possono accarezzare.

Mentre l’icona del Queen Elizabeth II Botanic Park è l’iguana blu che si aggira per l’isola, dopo anni a rischio estinzione, grazie all’intenso Recovery Program che in pochi anni ha moltiplicato la popolazione del massiccio lucertolone.

Isole Cayman, l’ atmosfera e la musica

 

Tra le stradine di Bodden Town, capoluogo fino a metà Ottocento, o nel selvaggio East End, dove si respira un’atmosfera antica, bucolica, estranea al traffico della capitale, hanno il sopravvento i ritmi irriverenti delle Antille.

Dalle steel band improvvisate da cui escono note reggae, tributo alla Giamaica da cui l’arcipelago dipendeva fino al 1962, ai farmer market con le cascate di frutta, ai pescatori che offrono aragoste e conch, le grandi conchiglie dall’interno rosa nei baracchini in riva al mare. Sotto gli alberi si trovano gli scultori che intagliano statue in legno, le donne intrecciano le foglie di palma per farne borse e cappelli e verso West End Bay si alternano le fiammate fucsia, arancione, viola dei fiori tropicali, il rosso fuoco dei flamboyant.

Gli alberi di uva de playa, la Coccoloba uvifera, spingono i rami contorti verso il mare dalle mille sfumature d’azzurro. La star è Seven Miles Beach, fotografata come una modella di Vogue, onirica, infinita distesa di sabbia bianca colonizzata in parte dagli hotel dei più prestigiosi marchi internazionali. 

Basta allontanarsi per un centinaio di metri per conquistarsi una piccola oasi personale sotto un albero e ripararsi dal sole a pochi passi dal mare. I più romantici si danno appuntamento al West Point, sulla punta estrema, per godersi un tramonto infuocato o gustarsi un rum punch accompagnato da crostacei e conch stufata da Heritage Kitchen, in spiaggia, o sulle amache sotto i pini al Rum Point Club.

Spiega Miriam Foster, responsabile di Cayman Life Network, che scandaglia l’isola alla ricerca di storie: “Questa è una terra di expat, circa metà dei 65 mila abitanti, pescatori di isole che sbarcano sempre più spesso in fuga dalle città nebbiose dell’Europa e degli States, conquistati dai colori, dai sapori inebrianti, dai riti. Un fenomeno aumentato decisamente in quest’ultimo anno, complice la pandemia. Con gli insider condividono appassionanti partite a cricket e battute di pesca leggendarie a inseguire marlin”.

Isole Cayman: regno dei matrimoni sott’acqua, delle spiagge da film…e del mare 

“E se è vero che George Town è la mecca dello shopping e delle centinaia di matrimoni sott’acqua, regno del finanziere Ken Dart, che gestisce la gran parte degli immobili e dei commerci, sono molti gli angoli incontaminati dove si scopre una terra autentica, con un mare strepitoso, le calette selvagge, la musica.

Questa è davvero un’oasi felice in cui i ritmi sono legati alla natura, non ci sono discoteche  ma solo qualche locale fascinoso, che la sera chiude alle undici al massimo, dove bersi l’ultimo mojito della giornata”.

Il mare resta il protagonista assoluto, paradiso dei sub che si immergono tra gole, tunnel, archi e relitti di navi. Il top è il Grand Canyon, un abisso di 23 metri. Più al largo, decine di relitti di galeoni che hanno fatto naufragio in queste acque insidiose battute da sir Francis Drake, il pirata baronetto.

La grande attrazione è l’immersione attorno al Kittiwake, vascello della marina militare statunitense usato fino agli anni Novanta per salvare sommergibili e naufragato a soli venti metri di profondità. Chi è pigro o ha poca confidenza con il mare, invece, può salire a bordo del sottomarino Atlantis (atlantissubmarines.com) o dalla Glass Bottom Boat, barca dal fondo trasparente che naviga sopra i banchi di madrepore e i giardini subacquei. Il luogo più sorprendente è Stingray City, dove si nuota tra i banchi di sabbia in poco più di un metro d’acqua cristallina, tra decine di razze gigantesche. Si arriva in mezz’ora di barca e loro sono lì: si lasciano inseguire, nutrire, si scatenano in piroette e capriole, poi con un colpo leggero delle grandi ali se ne vanno e ritornano per giocare ancora, creando gorghi di schiuma con un vivace battere di code. Mentre l’acqua turchese di Starfish Point è il palcoscenico ideale per ammirare, a pochi metri dalla riva, centinaia di stelle marine rosse che spiccano sul fondale bianco.

Isole Cayman, capitale gastronomica dei Caraibi 

Le Cayman sono anche la capitale gastronomica dei Caraibi, vantando ben 200 ristoranti, alcuni gestiti da chef acclamati di tutto il mondo. Spiega Chelsea Tennan, isolana, food blogger proprietaria del sito island-epicurean.com: “Qui convivono discendenti dei marinai indigeni e dei coloni, giamaicani, sudamericani di ogni nazionalità, americani, britannici, europei.

Una torre di Babele che ha dato vita a una straordinaria ricchezza di piatti e ricette fusion, dal campo e dal mare alla tavola”. Come the Ital Buddha Bowl, a base di riso, verdure coltivate in fattorie idroponiche e coconut bacon proposto da Luigi e Christina Moxam – lui delle Cayman, lei di Vancouver – nel Cayman Cabana, sul lungomare di George Town. Mentre da Ave, blasonato ristorante del Kimpton Seafire Resort, lo chef si esibisce in tartare di tonno con quinoa nera croccante o burrata con fagioli di mare e pomodori locali.

Isole Cayman, il villaggio delle iguane 

Chi invece vuole far perdere le tracce per un giorno o una settimana può approdare a Little Cayman, in tutto 25 chilometri quadrati: un villaggio, una sola strada, un centinaio di abitanti, meno delle iguane che spadroneggiano ovunque.

Un’isola da ultima frontiera, dove i paesaggi e i ritmi di vita sono gli stessi di cinquant’anni fa. Non ci sono celebrities, locali glam e boutique internazionali, ma ristorantini ruspanti sulla spiaggia e b&b di qualche neo-colono che ha deciso di cambiar vita dall’altra parte dell’oceano. Al largo, a pochi minuti di kayak, l’isola di Owen sembra disegnata da un bimbo, ciuffi di vegetazione verdissima e una spiaggia di sabbia fine e bianca. Ma il luogo più magico di Little Cayman è Sandy Point, gioiellino tropicale protetto dalla barriera corallina.

I sub sfidano la spettacolare Bloody Bay Wall, parete colorata di spugne gialle, gorgonie rosse e anemoni variopinti. In spiaggia i pescatori cucinano l’aragosta alla bucaniera sulla legna profumata. La sera, il canto dei grilli accompagna il suono degli strumenti musicali, mentre un ragazzino accenna passi di danza a ritmo di merengue. Puro Caribe.

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